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La gestione fallimentare del Comune di San Martino di Lupari da parte della Lega

L’ultimo Consiglio Comunale ha messo in evidenza molte delle carenze Amministrative delle giunte leghiste a San Martino

Partiamo dai fatti:

  1. Le ultime tre elezioni Amministrative a San Martino sono state vinte da compagini leghiste, quindi è ormai da 12 anni che il Comune viene amministrato da persone scelte dalle Lega (al netto di cambi bandiera di alcuni di loro durante la legislatura); tra l’altro, la LEGA era in maggioranza anche nell’amministrazione precedente al 2009.
  2. Il consiglio Comunale del 23 agosto ha sancito la presenza di uno squilibrio di bilancio che non può essere sanato con mezzi ordinari, e che impone all’Amministrazione di trovare entro fine dell’anno entrate straordinarie e di tagliare i costi (diminuendo gli investimenti – ad esempio – su polizia locale, tutela del territorio, infrastrutture stradali); questo è purtroppo un fatto straordinario, probabilmente mai accaduto nella storia di questa comunità, e che preoccupa ed allarma tutti.
  3. Altro fatto tristemente straordinario di questa vicenda: il consiglio Comunale doveva essere celebrato a fine luglio, ma è andato deserto sia in prima convocazione che in seconda, nonostante l’importanza dei punti da discutere. Si è resa necessaria per procedere la diffida della Prefettura a convocare un nuovo Consiglio Comunale entro 20 giorni, in caso contrario il Comune sarebbe stato commissariato.

Cerchiamo di comprendere cosa è successo.

Da cosa è dovuto lo squilibrio di bilancio? Semplificando, principalmente da tre fatti:

  • Il ricalcolo della sanzione legata agli edifici in via Julia, con la necessità da parte del Comune di restituire alla società che aveva edificato un importo (compresi interessi) superiore agli 800.000 €, comprese spese legali e spese per il Commissario
  • La sentenza che sancisce la perdita definitiva da parte del Comune del contributo regionale di 700.000 € per la costruzione della pista ciclabile di Lovari
  • La diminuzione della previsione di entrata legata alle multe di quasi 500.000 €

Il Sindaco Bortot ad inizio Consiglio Comunale ha lamentato il fatto che questa situazione non si è creata per colpa di questa amministrazione, ma vorremmo ricordargli che lui è sindaco come rappresentante della Lega e – come detto – che uomini della Lega stanno amministrando questo Comune ormai da parecchi anni.

Il problema di via Julia nasce ormai una ventina di anni fa, ma le amministrazioni che si sono succedute hanno sempre sottovalutato il problema, utilizzando gli avvocati per spostare in avanti la data in cui il Comune avrebbe dovuto pagare, pur essendoci la sostanziale certezza che il Comune fosse in torto; per questo motivo, all’importo effettivo da sborsare si sono aggiunti interessi, spese legali, spese per il Commissario. Oltretutto, nessuno ha mai pensato alla necessità morale di accantonare gradualmente i soldi che avrebbero dovuto coprire l’esborso. All’Amministrazione in carica – che si è trovata con il cerino in mano – contestiamo il fatto di non aver dialogato con la controparte per trovare un accordo più o meno bonario, come invece ha tentato di fare la controparte senza trovare riscontri da parte dell’Amministrazione (tutto ciò è documentato nelle carte degli avvocati).

La pista ciclabile di Lovari doveva essere costruita grazie ad un contributo regionale di 700.000 €, mai arrivato a causa della scelta della prima amministrazione Boratto di accelerare i tempi di esecuzione per poter inaugurare l’opera durante la campagna elettorale del 2014; il risultato è che la pista ciclabile è stata costruita con sole risorse comunali, tolte ad altre potenziali opere. Invece di ammettere l’errore, l’Amministrazione Boratto ha preferito intraprendere un’azione legale nei confronti della Regione, con conseguenti ulteriori spese a carico della comunità, probabilmente anche allo scopo di lasciare nuovamente il cerino in mano ai successori. Che l’azione legale fosse inutile è sempre stato secondo noi evidente, perciò ci ha sorpreso che rappresentati dell’attuale amministrazione avessero fiducia in un risultato della controversia legale positivo per il Comune.

Per quanto riguarda la diminuzione della previsione di entrata legata alle multe, se nel 2020 un errore del genere era giustificabile, in quanto la pandemia non era preventivabile, per il 2021 ciò non è vero, infatti già durante l’approvazione del bilancio previsionale Progetto San Martino aveva evidenziato la stortura di una previsione di entrata così elevata.

Infine, ma non da ultimo, i Consigli Comunali andati deserti: è evidente che i consiglieri di maggioranza hanno voluto dare al Sindaco un forte segnale di insoddisfazione e insofferenza. Da parte di Progetto San Martino c’è insoddisfazione per l’approccio prevenuto che il Sindaco ha con la nostra minoranza e per i poveri contenuti (via Julia, multe, capannone dei polli presso il polivalente) che questa maggioranza esprime. Non abbiamo sentito la voce dei consiglieri di maggioranza e ci domandiamo perché abbiano dato quest’avvertimento al Sindaco: speriamo che non sia solo per piccole beghe o per la richiesta di un posticino, ci auguriamo piuttosto che sia in atto nella maggioranza una discussione sui contenuti. Rimane però il dubbio di come un gruppo così spaccato fino a poco tempo fa (dove – in base alle parole del sindaco stesso – il sindaco è stato eletto non conoscendo 9 elementi su 11 della sua squadra) possa governare serenamente ed efficacemente per altri tre anni.

In tutto ciò, sembra che il problema principale del sindaco sia quello di attaccare Progetto San Martino: in questo Consiglio Comunale il sig. Bortot ci ha accusati di non aver mai attaccato le amministrazioni precedenti sui punti in questione. Da ciò si evincono due cose: che il sindaco in carica non ha partecipato ai Consigli Comunali della legislazione precedente e che non si è nemmeno preso la briga di leggere la documentazione storica. Interventi sulla pista ciclabile di Lovari, su via Julia, sulle previsioni eccessive degli introiti legati alle multe, sulla necessità di accantonare riserve in attesa di sentenze che si prevedevano sicuramente avverse sono cavalli di battaglia di Progetto San Martino, sui quali dal 2014 (anno di nascita di Progetto) si è espresso più volte, sia all’interno del Consiglio, sia come comunicazione alla cittadinanza. Invitiamo perciò il sindaco ad andare se non altro a vedersi il nostro sito www.progettosanmartino.com: lì può trovare buona parte di questi interventi, basta solo avere la volontà di leggere ed informarsi.

Concludendo, appare evidente come l’amministrazione del paese più che decennale da parte della Lega sia e sia stata deficitaria, non solo per gli aspetti citati, ma anche per tante altre scelte opinabili (solo a titolo di esempio, gli arredi urbani di via cardinale agostini). Come sempre, NON CONTANO I SIMBOLI (dove sono gli aiuti economici regionali sventolati dalla Lega in campagna elettorale?!?), MA LE PERSONE.

Il tempo è galantuomo, ma il bilancio del Comune no

Dopo la denuncia presso la Procura Generale della Corte di Conti di Venezia, effettuata prontamente (10/11/2015) dagli allora Consiglieri di minoranza Campagnolo Diego, Marostica Laura, Resoli Rossella, Zen Pierfrancesco, tutti di Progetto San Martino e da alcuni cittadini, dopo condanna conseguente innanzi alla Corte dei Conti, è arrivato anche il pronunciamento del Tar Veneto che ha ribadito l’illegittimità dell’operato dell’Amministrazione comunale di San Martino di Lupari, abituata a farsi bella con i soldi altrui (a tal proposito, alleghiamo articoli recentemente apparsi sulla stampa locale).
Ricordiamo che tale opera è stata alla base della campagna elettorale della Lega nel 2014, uno dei motivi di vanto a cui la gente (non tutta certo) ha plaudito.
Ebbene, è stato ora confermato che i lavori appaltati per la pista ciclabile sono stati pagati prima dell’assenso della Regione che nel 2011 aveva concesso al Comune € 700.000,00 per la pista ciclopedonale cosiddetta dell’Orcone (quella che, per intendersi, collega Lovari, frazione di San Martino di Lupari alla frazione di Villa del Conte, Abbazia Pisani), ma che non aveva poi adottato, a favore dello stesso Comune, il conseguente impegno di spesa e ciò a causa del sopravvenire di eventi calamitosi che avevano assorbito le risorse regionali.
Di questo avevamo già scritto e avvisato la cittadinanza che forse ancora non è consapevole del fatto che, con l’aggiungersi di questa ulteriore somma (€ 700.000,00) e dopo la restituzione della somma di € 803.000,00 (per la sanzione abnormemente irrogata dal Comune di San Martino di Lupari al costruttore degli immobili di Via Julia), il buco del bilancio comunale è ora pari ad € 1.500.000,00 (circa).
Purtroppo, per ripianare i danni di tale mala gestio, dovranno contribuire tutti i cittadini, anche coloro che non avevano votato il secondo mandato del Sindaco Boratto e che avevano compreso che non è con la vanagloria che si fa crescere un paese.
Vogliamo confidare che questa Amministrazione non aggravi la situazione (come già fatto per Via Julia) impegnandosi in ulteriori (e inutili) spese legali e resistenze che avrebbero solo lo scopo di allontanare le responsabilità da chi certe decisioni le ha a suo tempo assunte senza preoccuparsi dell’interesse pubblico.
Vorremmo dedicare questo scempio amministrativo a chi crede che l’importante è fare senza preoccuparsi del come si fa, a chi confonde la burocrazia con i controlli sulla legittimità, a chi apprezza le ingenti spese per il cosiddetto arredo urbano di Via C. Agostini, a chi ha voluto i pentoloni di Via Rizzieri Serato (ormai tramutati in cestini), a chi ha taciuto per le “esagerate” giostre dietro la storica chiesa di Monastiero, vorremmo poter dire a tutti costoro che hanno votato per chi ha effettuato tali scelte: vedetevela Voi ora, avete ottenuto ciò che meritate!
Con senso di responsabilità, invece, continueremo a cercare di far crescere la coscienza civica a costo di fare come il grillo parlante nella favola di Pinocchio ma sperando, nel frattempo, di non essere schiacciati dal debito.

Da “Il Mattino di Padova” del 06/06/2021

Da “Il Gazzettino” del 06/06/2021

Una triste e infinita storia a danno dei Cittadini

Come la politica strumentalizza gli errori.

Cercheremo di essere il più asettici possibili nel commentare questa vicenda che si protrae da 20 anni e che a vario titolo ha visto le varie amministrazioni succedutesi – specie le ultime due – protagoniste in negativo, aggravando di debiti il bilancio e spaventando i privati cittadini che abitano il complesso immobiliare denominato “la Piazza” in via Julia (area dell’ex conceria Foresta).

1) All’esito di un sopralluogo eseguito in data 17 dicembre 2001 è stato accertato che Alta Padovana Costruzioni srl, in fase di realizzazione dell’intervento, aveva tuttavia innalzato il solaio di copertura dell’edificato per non meno di 70 cm, finendo per realizzare un edificio di altezza superiore rispetto a quella prevista dalla concessione stessa – nonché superiore all’altezza massima consentita dalle norme del Piano di Recupero e dalle norme del P.R.G. – e per ricavare nel vano sottotetto, che doveva essere non praticabile, un ulteriore piano di altezza media non inferiore a 2,15 ml;

Pertanto, con ordinanza n. 83 in data 19 dicembre 2001 l’amministrazione comunale ha ordinato, tra gli altri, ad Alta Padovana Costruzioni srl l’immediata sospensione dei lavori e con successiva ordinanza n. 4 del 15 gennaio 2002 ha ingiunto la demolizione delle opere abusivamente realizzate in difformità dalla concessione edilizia n. 99/2016.

2) Avverso l’ordinanza di demolizione Alta Padovana Costruzioni srl ha proposto innanzi al TAR Veneto il ricorso n. 864/2002 rg per l’esosità della sanzione.

3) Contestualmente alla proposizione del ricorso Alta Padovana Costruzioni srl, in data 14 maggio 2002, ha inoltre presentato all’amministrazione procedente un’istanza volta al rilascio del titolo edilizio in sanatoria e, in via subordinata, volta ad ottenere che l’ordinanza demolitoria fosse sostituita con un provvedimento di irrogazione della sanzione pecuniaria prevista dall’art. 93 della L.R. 61/85, stante il pregiudizio derivante alla parte conforme dell’edificio dalla eventuale demolizione della difformità.

4) Già in data 6 giugno 2002 il Comune di San Martino di Lupari, con provvedimento prot. n. 5884/2002, ha rigettato la richiesta di rilascio di titolo edilizio in sanatoria presentata da Alta Padovana Costruzioni srl.

5) Per quanto invece concerne la richiesta formulata in via subordinata dalla società l’amministrazione comunale, con ordinanza n. 35 in data 10 giugno 2002 e, successivamente, con ordinanza n. 48 in data 11 luglio 2002, in luogo dell’ordinanza demolitoria precedentemente adottata ha ingiunto ad Alta Padovana Costruzioni srl di pagare, a titolo di sanzione amministrativa, un importo pari a 1.194.446,00 Euro; importo successivamente rideterminato, a causa di un mero errore di calcolo nella precedente quantificazione, nella minore somma pari a 1.168.712,49 euro (con restituzione immediata della differenza in favore della società).
In particolare, la sanzione amministrativa è stata determinata calcolando come abusivo l’intero piano praticabile che si era venuto a creare e non solo la parte realizzata in eccesso. Ciò in quanto, con i 70 cm di altezza realizzati in eccesso, i locali prima irrilevanti da un punto di vista urbanistico ed edilizio sono divenuti effettivamente praticabili (e dunque rilevanti urbanisticamente).

6) Contro la sanzione amministrativa pecuniaria Alta Padovana Costruzioni srl ha proposto atto di motivi aggiunti nel ricorso n. 864/2002 RG innanzi al Tar Veneto.

In corso di giudizio e, più precisamente, in data 22 novembre 2005, è stato peraltro svolto un sopralluogo che ha accertato (in 5 delle venti unità poste ai piani superiori del complesso immobiliare, non essendo stato possibile accedere alle ulteriori 15) che “al livello superiore (sottotetto) si trovano alcune camere da letto e un bagno: tutti utilizzati ai fini abitativi”.

La relazione di sopralluogo è stata prodotta nel giudizio 864/2002 dal Comune di San Martino di Lupari sub. doc. 17: nella memoria difensiva dimessa dalla difesa dell’amministrazione in data 26 novembre 2005 sono state rappresentante le risultanze del sopralluogo e, in particolare, la destinazione a fini abitativi dei sottotetti. Gli esiti del sopralluogo del 2005 sono pertanto entrati a far parte delle circostanze di fatto oggetto di giudizio da parte del Giudice amministrativo.

7) Ora, vi è un dato che sicuramente non è possibile mettere in discussione; ossia che in esito al contenzioso giudiziale amministrativo instaurato da Alta Padovana Costruzioni srl sia il Tar Veneto con la sentenza n. 536/2006 così come il Consiglio di Stato con la sentenza n. 4534/2017 hanno definitivamente confermato la sussistenza della parziale difformità del fabbricato realizzato rispetto alla concessione edilizia n. 99/2016 del 7 luglio 1999 e conseguentemente hanno confermato la realizzazione, da parte di Alta Padovana Costruzioni, di opere parzialmente contra ius.

Se le due pronunce sono concordi nel ritenere la sussistenza dell’abuso in relazione al fabbricato in oggetto, esse – pur concordando nella sproporzione della sanzione comunicata – divergono in relazione a come doveva essere quantificata la sanzione e, in particolare, in relazione a quale parte dell’edificio dovesse essere commisurata la sanzione.

Diversamente, il Consiglio di Stato ha ritenuto che l’Amministrazione comunale avesse errato nella misura in cui “nell’applicare la sanzione ha considerato l’intero volume del sottotetto, ritenendolo di fatto abitabile pur in presenza di un’altezza non sufficiente a tal fine (per i locali ad uso residenziale l’altezza minima necessaria è di 270 cm)”; nel mentre “la sanzione pecuniaria doveva invece, nel caso di specie, essere commisurata all’altezza eccedente (70 cm), restando lo stesso piano comunque al di sotto dell’altezza minima prescritta perché potesse considerarsi praticabile ed abitabile” e ciò “in quanto il sottotetto, in ragione dell’incremento dell’altezza, è stato reso di fatto praticabile…ma resta giuridicamente un locale non abitabile”.

Le minoranze chiedono lumi ma si sentono rispondere che finché vi è un contenzioso la documentazione e le notizie non possono essere fornite.

8) L’Amministrazione comunale Boratto, a ridosso delle elezioni 2019, in modo strumentale e, forse, per non ammettere di aver sbagliato, ha ritenuto allora di poter ancora tirarla per le lunghe sostenendo l’ardita tesi che le conclusioni sopra esposte fossero il frutto di un errore di fatto da parte del Consiglio di Stato.

Per tale ragione, è stato proposto innanzi al Consiglio di Stato un ricorso per revocazione contro la sentenza n. 4534/2017.

Si tratta di un rimedio del tutto eccezionale e che statisticamente – è notorio – ha scarse possibilità di riuscita.

Con la sentenza n. 6914/2018 del 6 dicembre 2018, il Consiglio di Stato ha rigettato anche il ricorso per revocazione proposto dal Comune.

Nel frattempo spese legali ed interessi lievitavano e nel frattempo l’Amministrazione chiede a chi abita negli edifici incriminati di sostenere i costi dell’abuso se non vi dovesse provvedere l’Alta Padovana Costruzioni srl.

9) E qui ricadono le responsabilità dell’attuale Amministrazione comunale che, invece di trovare un punto di intesa con la società Alta Padovana Costruzioni srl che nel frattempo si era resa disponibile a trovare una conclusione conciliativa, preferisce tacere e subire un c.d. giudizio di ottemperanza ovvero un giudizio esecutivo con il quale il privato cerca di dare attuazione alle sentenze per lui positive.
10) Come va a finire l’ennesimo round giudiziario? Naturalmente, il Comune perde anche questa causa a seguito della sentenza 7041/2020.

Il Consiglio di Stato condanna alle spese e nomina un Commissario ad Acta, pagato anch’esso dalla collettività. Chi è il Commissario ad Acta? E’ una figura istituzionale nominata dal Giudice per rendere esecutiva una sentenza, sostituendosi alla P.A. inerte.

Insomma, un’onta amministrativa, una figuraccia anche costosa!

11) La lunga telenovela è ferma qui: il Commissario sta lavorando per determinare quanti soldi dovranno essere restituiti al privato.

12) Siamo tutti con il fiato sospeso, con la preoccupazione che venga creato un buco di bilancio anche se, memore delle molte grida di allarme alzatesi più volte dalle minoranze, sono stati finalmente accantonati circa € 500.000,00. Basteranno?

E il cittadino intanto paga la mala gestio degli amministratori.

13) Le minoranze rinvieranno il tutto alla Corte dei Conti perché questo reiterato sperpero ha dei nomi e dei cognomi.

Condominio “LA PIAZZA”

Condominio “LA PIAZZA” di via Julia: 20 ANNI DI CAUSE (PERSE) e, almeno dopo il Consiglio di Stato, totalmente inutili.

Una vertenza che ha visto coinvolti ben 4 sindaci! Addirittura l’amministrazione Boratto ha cercato di far cadere sui privati residenti le colpe altrui.

Con sentenza del 29 ottobre 2020, pubblicata il 16 novembre dello stesso anno, mai resa nota ai consiglieri nonostante più volte i rappresentanti di Progetto san Martino avessero chiesto informazioni e chiarimenti, solo dopo l’ennesimo accesso agli atti si è potuto sapere a seguito di GIUDIZIO DI OTTEMPERANZA – che il privato ha dovuto intraprendere per l’inerzia dell’Amministrazione comunale – quest’ultima è stata nuovamente condannata e ha subito l’onta di un commissario ad acta che computerà la sanzione e la somma da restituire alla società ricorrente.

A rischio l’equilibrio di bilancio 2021

E il cittadino paga!

Intanto leggete il provvedimento in calce e poi lo commenteremo insieme con meditata pazienza e tanta rabbia perché non è possibile fare (questo tipo di) politica sulle spalle (e con i soldi) dei cittadini!

[Leggi il provvedimento …]