Il suolo continua ad essere consumato ad una velocità incredibile nonostante la crisi che ha colpito molti paesi occidentali. Proprio il 5 dicembre c’è stata la giornata mondiale del suolo. L’Europa non ha riconosciuto la terra come bene comune nonostante 1000 km² di aree coltivate vengano cancellati da nuovi edifici ogni anno!
Ma noi facciamo parte dell’Europa e nel nostro piccolo facciamo anche di peggio!
Il comune di San Martino di Lupari e questa Amministrazione si distinguono per questo!
Il sindaco va fiero degli sportelli unici che ogni anno riesce ad attivare: non c’è Comune della zona con le nostre capacità insediative!
Quel che è triste è che anche le altre opposizioni Lega nord e Lavoro e famiglia stanno condividendo queste scelte. Se andate a leggere la cronaca dell’ultimo consiglio regionale, ad esempio, hanno applaudito al nuovo sportello unico che cementificata altri 10.000 m² del territorio!
Certo il lavoro è importante ma nel suo nome non si può passare sopra a tutto e a tutti specie se non viene fatta un’adeguata informazione e non si offrono alle minoranze le motivazioni che sorreggono le necessità ampliative. In questi anni abbiamo assistito ad ampliamenti in zone a ridosso ad aree vincolate ma, soprattutto, continuiamo ad assistere a una gestione del potere non condiviso nel senso che non viene spiegato in anticipo al consiglio comunale, che dovrebbe approvare, quali sono le esigenze delle attività che vogliono aumentare le proprie cubature e se sono state vagliate altre possibilità di riqualificazione.
Solo Progetto San Martino ha assunto un atteggiamento critico di fronte a questa politica che concede possibilità edificatorie sempre e a chiunque. L’importante è che il richiedente, sia esso un cittadino o un’azienda, sia pronto a pagare!
Ci sentiamo soli in questa battaglia ma ci sentiamo anche nel giusto e chiediamo ai cittadini una altrettanto forte capacità critica e una memoria quando andranno a votare. Allora contino i fabbricati sfitti, le aree occupate inutilmente e la gente ancora senza lavoro: la cementificazione è quasi sempre un palliativo le cui ricadute sul tessuto industriale sono limitate nel tempo. Prima di occupare nuovi spazi bisognerebbe preoccuparsi di riqualificare le aree dismesse e degradate!
Non siamo ideologicamente contrari a nuovi insediamenti, anzi! Chiediamo però maggiore informazione e un rispetto della programmazione. Se è opportuno o necessario continuare a costruire lo si faccia prima nelle zone a ciò deputate: concedere deroghe in continuazione è la prova provata che la programmazione urbanistica di questa amministrazione è fallita!