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Civiltà evoluta?

 

 

Civiltà: Stato di equilibrio politico ed economico, fondato sulle istituzioni e sul progresso tecnico.
Evoluto: Progredito, che ha raggiunto la piena maturità civile, politica, sociale: popolazione evoluta; idee evolute.

Con questa premessa e guardando queste foto, possiamo quindi definirci una “civiltà evoluta”? Sappiamo benissimo che è un tema a dir poco inflazionato in questo periodo, ma crediamo anche che non possiamo fermarci alla pura e semplice propaganda come “chiudiamo i porti”, “impediamogli di partire” o “riportiamoli a casa loro”, perché se queste persone sono disposte a morire nella ricerca di un futuro migliore, non si fermeranno mai! Chi mai se ne andrebbe dal proprio Paese se avesse un futuro o la possibilità di avere una vita per lo meno dignitosa? La risposta crediamo sia abbastanza ovvia.

Ed è qui, che noi come “civiltà evoluta” appunto, dovremmo fare un passo in più e cioè capire perché queste persone scappano e soprattutto da cosa scappano.

Le guerre, certamente, ma anche da sanguinari regimi di dittatura ed eccidi di massa, come in Sudan o in Zimbabwe* dove la vita umana non ha praticamente nessun valore. Chiediamoci allora come vengono armati questi regimi, chi vende loro le armi e la risposta non può essere che una sola: il ricco ed opulente occidente che vede questi massacri in TV nel salotto di casa propria dove al limite ci scappa un “poverini”. Rimandarli a casa loro è la soluzione?

A quelli invece, che non scappano dalle guerre, abbiamo tolto le poche fonti di sostentamento. Multinazionali che hanno sfruttato e stanno ancor oggi sfruttando le loro risorse, installando per esempio industrie chimiche a ridosso di laghi e bacini d’acqua utilizzati per la pesca o costruite su terreni destinati alla coltivazione degli ortaggi. In alcuni laghi lo sversamento di rifiuti tossici ha completamente eliminato la fauna marina e non c’è più neanche un pesce da pescare. Rimandarli a casa loro è la soluzione?

Anche noi siamo vittime dei mutamenti climatici e badate bene, causati da noi stessi, come logica conseguenza per avere accesso alle più svariate comodità e spesso imprechiamo se siamo vittime di incendi od alluvioni causati dal dissesto idrogeologico dovuto ad un’urbanizzazione a dir poco selvaggia, ma che dire allora di alcune zone dell’Africa dove questi effetti sono a dir poco catastrofici? Prendiamo per esempio il Lago del Ciad*, la desertificazione lo sta letteralmente “mangiando”. Rimandarli a casa loro è la soluzione?

NO! Non è la soluzione, perché questi uomini, donne e bambini continueranno a scappare finché noi “occidente” non prenderemo veramente coscienza di questi problemi cercando di risolverli alla radice. Difficile certo, lo sappiamo benissimo, perché è molto più facile rimanere seduti sulla propria poltrona imprecando contro l’ennesimo sbarco sulle nostre coste che alzarsi ed iniziare a porsi domande troppo “scomode”.

In definitiva quindi, proprio perché la nostra economia è basata sulle multinazionali globali i problemi vanno risolti a livello globale; lo aveva capito l’umanità dopo la seconda guerra mondiale e anzi già con la prima era stata creata la società delle Nazioni Unite. Certe organizzazioni come l’Onu vanno potenziate e aggiornate, non smantellate o rese inefficaci con veti incrociati.

Ci stiamo chiudendo in pericolosi egoismi!

* Per approfondire: